Come tutti sicuramente ben saprete, il mutuo è un prestito di grandi dimensioni, con un lungo tempo di ammortamento. Le rate per saldare il mutuo hanno cadenza mensile, trimestrale e così via, ogni rata è composta da una somma atta a saldare il debito e una somma di interessi. Ma che cosa succede se l’utente non paga un mutuo? Nella guida di oggi parleremo delle conseguenze del mancato pagamento di un mutuo: vedremo come prevenire le situazioni di insolvenza, come la banca si tutela dai cattivi pagatori, gli iter necessari per sanzionare l’utente e molto altro ancora.
Se siete interessati a scoprire come le banche si tutelino dal mancato saldo di un o più rate, questa guida fa al caso vostro; inoltre ci teniamo a sottolineare che i finanziamenti funzionano in modo simile ai mutui e, di conseguenza, le sanzioni e gli iter sono molto simili, tranne per l’importante dettaglio dell’ipoteca. Detto questo, possiamo iniziare con la guida, parlando dell’aspetto più importante che affronteremo oggi: come prevenire le insolvenze.
Come prevenire le difficoltà nel pagamento
Un errore che molti utenti fanno, specialmente nel caso di difficoltà economiche improvvise, è tenere allo scuro la banca circa le difficoltà nel pagamento della o delle rate. In realtà questo comportamento è molto sbagliato perché, fondamentalmente, la banca non sa il motivo per cui non stiamo saldando le rate e, quindi, pensa che stiamo cercando di raggirarla o di evitare il pagamento. L’utente deve sempre, quindi, comunicare con la banca qualsiasi difficoltà nel pagamento e qualsiasi ritardo: una comunicazione trasparente fa sì che la banca non perda la fiducia nell’utente, che è fondamentale in qualsiasi rapporto monetario.
Una volta comunicato il problema alla banca, si può procedere a richiedere il supporto dell’ente per il pagamento delle rate nelle modalità che più aiutano l’utente.
La banca, solitamente, propone due soluzioni, che sono:
- La rinegoziazione dei termini del mutuo: in questo caso la banca riformula il contratto, proponendoci delle modifiche al testo originale. Solitamente si vanno a modificare i tassi di interesse, il numero di rate (così da “diluire” la spesa) e così via. Spesso si apportano modifiche che non richiedono l’intervento di un notaio.
- La sospensione temporanea dei pagamenti: in questo caso la banca, semplicemente, bloccherà qualsiasi pagamento per qualche mese, così da dare tempo all’utente di recuperare da eventuali problemi economici.
Le soluzioni che la banca può offrire sono ovviamente limitate dal fatto che, ovviamente, la banca non vuole perdere interessi e denaro, oppure prolungare troppo a lungo il mutuo. Ricordiamo, ad esempio, che un mutuo potrebbe avere un tempo di ammortamento di 30 anni anche con rate di cadenza mensile: saltando anche solo 4 mesi il tempo di ammortamento si prolunga, cambiando quelle che sono le previsioni di guadagno della banca, aumentando i rischi e così via.
Se nessuna di queste soluzioni viene accettata e l’utente non consulta la banca riguardo ai mancati pagamenti, inizia l’iter di sanzionamento del cattivo pagatore. All’interno delle prossime sezioni della guida vi parleremo di tutto ciò che c’è da sapere riguardo le conseguenze del mancato pagamento del mutuo, ma prima parliamo di tempi massimi e scadenze.
Tempi massimi per il saldo della rata
Ogni rata ha un tempo massimo di saldo: l’utente viene prima notificato del ritardo e poi viene considerato un cattivo pagatore.
Ogni rata può essere saldata entro 30 giorni dalla notifica all’utente. Se, entro questi 30 giorni, non viene eseguito il saldo si entra in morosità.
In particolare, esistono 4 tipi di morosità:
- Mancato pagamento (anche di una sola rata)
- Ritardo nel pagamento di 180 giorni dalla scadenza della rata (anche una sola rata)
- Ritardo tra i 30 e i 180 giorni dalla scadenza di più rate per meno di sette volte, anche non una di seguito all’altra.
- Ritardo tra i 30 e i 180 giorni dalla scadenza di più rate per più di sette volte, anche non una di seguito all’altra.
Come avrete sicuramente potuto notare, le 3 casistiche sono in ordine di “gravità”: ad ognuno di questi 3 step, si attiva una diversa reazione della banca, atta a tutelare l’investimento dell’ente.
Entrando più nel dettaglio: la banca deve seguire un iter che è sempre uguale e soltanto nei casi più gravi sfocia nella risoluzione del contratto del mutuo. Nelle prossime sezioni della guida, vedremo qual è l’iter che la banca deve seguire, quali sono le conseguenze per l’utente e altro ancora.
Conseguenze del ritardo
Iniziamo con le 3 casistiche meno “gravi”: il mancato pagamento di una sola rata, il ritardo di una sola rata e il ritardo di più rate ma in numero minore a 7.
Per prima cosa, in caso di mancato pagamento o di pagamento in ritardo, la banca provvederà a segnalare l’utente alla Centrale Rischi interbancaria della Banca d’Italia: un database sul quale vengono registrati anche per 5 anni i nomi di chi ha avuto problemi a saldare un debito. Questa segnalazione non ha alcuna conseguenza diretta sull’utente, ma influirà su qualsiasi prestito futuro che l’utente vorrà richiedere: in poche parole si tratta di una nota di demerito che fa automaticamente diminuire la fiducia che le banche hanno verso un utente.
Ovviamente la segnalazione alla Centrale Rischi interbancaria della Banca d’Italia è soltanto il primo step dell’iter a cui va incontro un utente che non paga una sola rata oppure è in ritardo abbondante. Il secondo step: consiste nell’attuazione dei tassi di mora. Il tasso di mora è un aumento dei tassi di interesse pattuiti in fase di stipulazione del contratto. L’aumento varia da banca a banca, ma ma solitamente ci si può aspettare un 2% – 4% per ogni rata non pagata all’ente.
Il terzo step consiste nell’iscrizione del mutuatario nelle liste dei cattivi pagatori. Questo atto, anche se non ha dirette conseguenze come i tassi di mora, è molto grave. Le due liste di cui stiamo parlando sono crif e sic, all’interno delle quali sono raccolte tutte le informazioni su prestiti, mutui e finanziamenti tra privati e pubblici. Questa segnalazione, come quella precedente, comporta una perdita di fiducia da parte di ogni possibile creditore: sia i privati che le banche saranno quindi molto restii a concedere qualsiasi tipo di prestito, anche esiguo, ad un utente iscritto nelle liste del crif e del sic. Questo tipo di iscrizione, però, non ha una durata perenne: le liste del crif e del sic non sono come delle fedine penali e le “macchie” possono essere rimosse mettendosi in pari con i pagamenti dovuti alle banche o ai vari enti verso i quali si è debitori. Più sarà grave l’inadempienza, più tempo ci vorrà perché la banca rimuova dalle liste il nome del cattivo pagatore.
Con questo si concludono le conseguenze “facili” da gestire, ovviamente i tassi di mora sono molto pesanti sulle spalle dell’utente e, quindi, è sempre consigliabile evitare di arrivare al punto in cui la banca debba prendere provvedimenti.
Conseguenze dell’insolvenza
Quando l’utente continua ad essere in ritardo e non paga le rate per più di sette volte, consecutive o meno, la banca dovrà iniziare a prendere provvedimenti più seri. Come molti di voi già sapranno, l’arma più forte nelle mani di una banca è la riscossione dei crediti tramite pignoramento delle garanzie. Questo significa che la banca può, tramite un’azione legale giustificata dal contratto che abbiamo firmato in sede di stipulazione, prendersi la casa che abbiamo comprato con il mutuo.
Attenzione: si tende a pensare, erroneamente, che le banche mirino a requisire le abitazioni dei clienti per poter guadagnare. In realtà quest’affermazione è sbagliata per diversi motivi: il primo motivo è che la banca deve vendere la casa requisita prima di poter recuperare le perdite e questo non è un procedimento semplice. Inoltre le banche guadagnano di più dagli interessi che dalla vendita all’asta della casa.
Il pignoramento è l’extrema ratio della banca: quando l’utente è insolvente, non collabora e non paga le rate arretrate, si procede con la risoluzione del contratto. Tramite questo procedimento la banca chiude i rapporti finanziari e di fiducia con l’utente, chiedendo immediatamente il saldo completo della cifra prestata. Ovviamente l’utente non avrà mai modo di sborsare tutto quel denaro in una volta sola, quindi la banca sarà autorizzata a procedere con il diritto di pignoramento.
Ovviamente assieme al pignoramento vengono anche messe in pratica tutte quelle che sono gli step descritti nella sezione precedente: segnalazione al crif, incremento dei tassi d’interesse e così via. E’ abbastanza facile comprendere come, anche secondo il buon senso, la banca non userà mai il diritto di pignoramento e gli step legali che vi abbiamo descritto in questa sezione come prima arma. Solitamente un utente insolvente si rivela, con il passare del tempo, in grado di recuperare le rate saltate di mettersi in pari con il saldo. Se questo non accade, allora si prosegue con le sanzioni più gravi.
Come se il buon senso delle banche e la loro volontà di seguire con la massima attenzione il cliente non fosse abbastanza, aggiungiamo che il pignoramento non è così comune come si potrebbe pensare: esistono delle leggi che limitano le possibilità della banca in questo ambito, nella prossima sezione entreremo più nel dettaglio.
Pignoramento: cosa comporta e quando avviene la messa all’asta
Come abbiamo accennato: il pignoramento non è così frequente come si tende a pensare: esistono leggi e regolamenti interni alle banche che prevedono diversi limiti alla possibilità delle banche di attuare il diritto di riscossione del credito.
Il decreto sui mutui D.L. n72/2016 ha reso molto più difficile l’esproprio della casa. Questo decreto legge ha fatto sì che le banche, prima di procedere con l’esproprio forzato dell’immobile, devono attendere il mancato pagamento di almeno 18 rate.
Solo a seguito dell’intero iter, dell’esproprio della casa e all’esaurirsi della pratica legale, la banca potrà vendere all’asta l’immobile usato come ipoteca.
La situazione si complica ulteriormente se sono 2 gli intestatari del mutuo: entrambi vengono considerati uguali dalla banca, ma è il primo firmatario ad essere sanzionato. Il secondo firmatario, quindi, dovrà risolvere legalmente con il primo la contesa su chi ha la responsabilità.
Finanziamenti, prestiti tra privati e altri tipi di prestiti.
Concludiamo la nostra guida dedicando una piccola sezione agli “altri tipi di prestito” che possono essere stipulati dagli utenti. A grandi linee, ogni tipo di prestito segue lo stesso iter che vi abbiamo spiegato nella guida di oggi. Le differenze principali sono:
- La mancanza di un’ipoteca da riscuotere in caso di prestito senza garanzia ipotecaria. In questo caso la riscossione del debito avverrà tramite pignoramento di beni preziosi.
- Nel caso sia un utente privato a dover seguire l’iter di riscossione su un cattivo pagatore, l’iter si muoverà sicuramente in modo più lento. Le banche hanno accesso diretto ad esperti che possono sbrigare pratiche e iniziare persecuzioni legali molto velocemente, mentre invece gli utenti privati devono ricorrere a terzi.
L’iscrizione all’albo dei cattivi pagatori, le more e la riscossione del credito, comunque, possono essere messe in pratica con qualsiasi tipo di prestito, anche quelli meno importanti dal punto di vista dell’ingombro.
In poche parole
Riassumiamo brevemente l’iter di sanzioni sull’utente insolvente:
- Segnalazione alla Centrale Rischi interbancaria della Banca d’Italia;
- Segnalazione al Crif e al SIC;
- Applicazione dei tassi di mora che variano in base all’importanza dell’insolvenza;
- Riscossione del credito tramite pignoramento dell’immobile.
Giunti a questo punto possiamo ritenere completa la nostra guida con tutto quello che serve sapere sulle conseguenze dell’insolvenza in un contratto di mutuo o finanziamento. Speriamo di essere stati chiari e, ovviamente, non troppo noiosi! Per tutti coloro che sono interessati nella raccolta di altre informazioni sul mondo dei mutui, ricordiamo che il nostro blog è dedicato all’argomento. Grazie per l’attenzione e per essere arrivati fino a questo punto della guida: a presto!