Stipendi, pensioni e mutui: facciamo il punto

Per richiedere dei mutui sono necessarie delle garanzie: delle prove della nostra capacità economica di saldare il debito con i dovuti interessi. Le banche, ovviamente, concedono denaro soltanto se intravedono con certezza la sicurezza di un guadagno futuro: migliori sono le garanzie che un utente è in grado di offrire, migliori saranno le condizioni del mutuo e maggiori saranno le somme prestate. Tra le tante garanzie che un utente deve offrire, ovviamente, le migliori sono redditi, stipendi e pensioni: ognuna di queste soluzioni è una valida alternativa che permette di accedere a determinate tipologie di servizi. Nella guida di oggi faremo il punto su contratti di lavoro, stipendi, pensioni e mutui. Buona lettura!

Il concetto di credibilità e fiducia finanziaria

Prima di iniziare con il “succo del discorso” dobbiamo fare un’importante premessa utile capire al meglio quanto spiegheremo nelle prossime sezioni. Vogliamo parlarvi del concetto di credibilità, fondamentale nel contesto dei mutui e non solo. Ogni rapporto economico è basato sul concetto di fiducia: un utente a paga un utente b in cambio di un servizio, da parte di A c’è la fiducia che il servizio sia di buona qualità, da parte di B c’è la fiducia che l’utente A paghi. Quando stipuliamo un contratto con una banca noi utenti ci fidiamo, perché affidiamo i nostri risparmi e le nostre finanze ad un ente esterno, mentre la banca si fida di noi perché dobbiamo essere puntuali con i pagamenti. Tutto questo preambolo ci serve per dire che: le banche emanano prestiti,finanziamenti e mutui soltanto agli utenti ritenuti credibili, ossia coloro che hanno una storia creditizia positiva, hanno solide garanzie e possono ripagare il debito. Per ripagare il debito, ovviamente, serve una situazione economica stabile e un’entrata di denaro continua, ecco perché stipendi, pensioni e redditi sono così importanti nel mondo dei mutui. Più un utente dimostra una situazione economica solida e stabile, più è credibile agli occhi della banca.

Contratti a tempo determinato e indeterminato: cosa cambia?

Spesso gli utenti tendono a credere, erroneamente, che sia indispensabile avere un contratto a tempo indeterminato per poter accedere a qualsiasi tipo di finanziamento e mutuo. In realtà la situazione è leggermente più complessa: il contratto a tempo indeterminato rappresenta sicuramente una situazione lavorativa molto stabile che può prolungarsi nel tempo. Ciò non di meno, anche gli utenti con un contratto a tempo determinato possono accedere a diverse tipologie di prestiti e mutui, ovviamente con minore credibilità (quindi importi più bassi e così via). Il contratto a tempo indeterminato è sicuramente ben voluto dalle banche, ma non obbligatorio.

Iniziamo dalla più grande distinzione che si può mettere in atto nel campo dei contratti lavorativi: la durata del contratto stesso. Esistono contratti a tempo determinato e contratti a tempo indeterminato.

Contratti di lavoro atipici, le soluzioni disponibili

I contratti di lavoro atipici sono dei contratti che risultano essere difficili da categorizzare: contratti a chiamata, contratti di coadiuvazione e così via. Queste tipologie di contratti spesso indicano un lavoro che porta del guadagno costante e sicuro, ma non vengono considerati al pari di un contratto indeterminato: ad esempio un contratto di coadiuvazione può essere stato stipulato da un genitore verso il figlio all’interno dell’azienda di famiglia. Il figlio non ha un suo stipendio, perché il contratto di coadiuvazione non lo prevede, ma magari l’azienda può produrre abbastanza reddito da mantenere l’intera famiglia. In questi casi la banca non darebbe mai un prestito al figlio, perché non ha uno stipendio per ripagare il debito. In questi casi, infatti, si ricorre alla firma di un garante, ossia un utente che si fa carico della responsabilità di saldo in vece del firmatario. 

Limiti dei mutui per contratti di lavoro atipici

La firma di un garante è una garanzia molto importante che lega un terzo attore al contratto, il garante si fa carico della responsabilità di saldo nel caso di insolvenza da parte del primo firmatario e, quindi, aumenta la sua credibilità. Ciò non di meno ci sono dei limiti nei contratti che prevedono un firmatario con contratto di lavoro atipico: la banca tutela i suoi interessi e mette dei paletti a quelle che potrebbero essere le richieste dei firmatari.

Principalmente vengono abbassati i massimali che l’utente può richiedere, in modo da mantenere la cifra entro soglie contenute. Viene inoltre  deciso un tasso di interesse che sia vantaggioso per la banca e permetta di ottenere un guadagno relativamente rapido.

Pensioni: si possono usare per ottenere un mutuo?

Le pensioni sono una sicurezza economica non indifferente: dopo una vita di lavoro, lo stato accompagna i membri più anziani della comunità con una pensione. Ci sono due aspetti principali da considerare quando si parla di mutui e pensioni:

  1. Le pensioni hanno importo molto variabile;
  2. L’età del pensionato può essere fonte di preoccupazioni per la banca

In linea teorica: la pensione è un’ottima garanzia, ben accetta dalle banche perché, come potrete ben immaginare, una somma di denaro concessa ogni mese dallo stato è addirittura più “sicura” di uno stipendio. Un utente impiegato a tempo determinato potrebbe essere licenziato per quale motivo, oppure potrebbe avere dei problemi con i pagamenti da parte dell’azienda stessa. Nel caso dello stato, invece, c’è la sicurezza della costanza del reddito. Le pensioni possono essere utilizzate per ottenere un mutuo, vediamo quali sono i limiti di questi contratti.

Limiti dei mutui per pensionati

Il limite principale di un contratto per mutui e finanziamenti stipulato da un pensionato è l’età. L’età del pensionato deve essere, infatti, minore di 75 anni (per piccole cifre anche 80): i mutui, come ben saprete, sono prodotti con tempi di completamento molto lunghi: 10, 20 e anche trent’anni, ecco perché la banca impone un limite massimo all’età del pensionato. Solitamente, se il reddito del pensionato lo consente, vengono imposte rate più alte e tassi di interesse più “sostanziosi” in modo tale che il saldo da parte dell’utente e il guadagno della banca avvengano in tempi molto brevi. 

Come regola generale, quindi, possiamo dire che il limite del mutuo per pensionati è il tempo: il contratto deve essere stipulato in modo tale che la fine prevista del saldo non superi l’età di vita media italiana. Ovviamente starà alla banca fare tutti i dovuti accertamenti quali, ad esempio, i fattori di rischio legati alla vita condotta dall’utente e così via.

Lavoratori autonomi e commercianti

I lavoratori autonomi sono una categoria molto particolare: questo tipo di utenti tendono ad avere un reddito che “oscilla” in base all’andamento della loro attività: un mese potrebbero incassare somme pari a due stipendi, altri mesi potrebbero incassare il minimo indispensabile per vivere. Questa “instabilità” delle entrate è uno dei motivi per cui le banche tendono a fidarsi poco dei lavoratori autonomi e dei commercianti. I lavoratori in proprio possono guadagnare la fiducia della banca presentando le denunce dei redditi degli anni precedenti: lo scopo di questa azione è dimostrare che, nonostante l’oscillazione delle entrate, il denaro in ingresso durante l’anno “medio” è sufficiente a pagare le rate del mutuo.

Esistono limiti ai mutui per i lavoratori autonomi?

All’atto pratico i limiti imposti sui mutui per lavoratori autonomi sono decisi in base al reddito medio presentato dall’utente stesso: ovviamente un lavoratore con una clientela fissa che opera in un determinato ambito da molti anni ed ha entrate costanti e abbondanti non avrà alcun problema nell’ottenere mutui importanti, lo stesso non si può dire per chi ha appena avviato un’attività e così via. I limiti possono riguardare il massimale richiedibile, il numero di rate, gli interessi e così via. In media il lavoratore autonomo ha modo di ottenere dei buoni contratti, specialmente se rientra in categorie che possono usufruire di agevolazioni statali (settore agricolo, artigianato e così via).

Mutui agevolati: da quali categorie di lavoratori possono essere richiesti?

I mutui agevolati sono contratti offerti e stipulati con condizioni favorevoli: tassi di interesse più bassi, rate flessibili, agevolazioni fiscali e così via. Esistono moltissimi tipi di mutui agevolati ma tutti hanno dei requisiti, anche quelli destinati ai lavoratori. In particolare lo stato italiano si sta, negli ultimi anni, mettendo all’opera per aiutare giovani, imprese e lavoratori autonomi con mutui agevolati utili per ristrutturare attività, acquistare materiale e così via. I lavoratori dipendenti raramente potranno usufruire di mutui agevolati (a meno che non possano rientrare nei requisiti per altri motivi, ad esempio l’età o la situazione famigliare).

Quali garanzie aggiuntive offrire?

Nel caso in cui il reddito, lo stipendio o la pensione non siano garanzie sufficienti, l’utente può provare ad offrire garanzie aggiuntive. Le garanzie “extra” che possiamo offrire sono numerose e vanno dall’ipoteca (che è sempre richiesta per un mutuo) alla firma di un garante. L’idea generale è che maggiori garanzie si offrono, maggiore è la fiducia della banca e, di conseguenza, la completezza e versatilità del servizio. Ad esempio, una coppia può avvalersi di entrambi i redditi, stipendi o pensioni per facilitare l’accesso ad mutuo, oppure un lavoratore autonomo può avvalersi del magazzino come garanzia e ipoteca. 

Coppie e mutui: quali redditi vengono valutati dalle banche?

Nel caso in cui sia una coppia a richiedere il prestito (vi consigliamo di leggere il nostro articolo dedicato ai mutui agevolati per giovani coppie) è possibile usare garanzie provenienti dalle “tasche” di entrambi i partner nella coppia. La banca considera, in questo caso, entrambi i firmatari come “responsabili” del saldo del mutuo, quindi le garanzie offerte da entrambi vengono tenute in considerazione allo stesso modo e, nel caso di insolvenza, entrambi i membri della coppia sono sanzionabili.

Ovviamente potrebbero esserci delle discrepanze  tra i redditi: se lei lavorasse nel settore pubblico con un buon stipendio, allora potrebbe essere più credibile (agli occhi della banca) rispetto al compagno.

Cattivi pagatori: un buon reddito aumenta la credibilità?

Dato che tutto il discorso che abbiamo affrontato nella nostra guida di oggi si basa sulla credibilità, è giusto parlare anche dei cattivi pagatori, ossia coloro che hanno perso credibilità. Come avete avuto modo di leggere: se un utente offre buone garanzie, tra le quali un buon reddito, guadagna credibilità agli occhi della banca. Il problema è che questo tipo di comportamento non aumenta la credibilità dei cattivi pagatori, in quanto registrati nel crif. I cattivi pagatori, fino a quando il loro nome non viene cancellato dal registro, non potranno ottenere credibilità aggiuntiva in alcun modo.

Casalinghe/i e altri lavoratori “senza reddito”: soluzioni disponibili

Un’altra tipologia di utenti che rimane “tagliata fuori” dal mondo dei mutui è quella dei lavoratori senza retribuzione effettiva. Ci vengono in mente le casalinghe/i, oppure coloro che devono badare ad un parente disabile o molto anziano. In tutti questi casi richiedere mutui sarà molto difficile, ma un ottimo modo per “aggirare” l’ostacolo potrebbe essere quello di richiedere la firma di un parente come garante. In questi casi è consigliabile richiedere l’aiuto di un esperto consulente che possa capire la situazione, le esigenze e proporre soluzioni mirate. 

Aziende e attività commerciali: come funziona in questo caso?

Le aziende e le attività commerciali muovono molto più denaro rispetto all’utente privato e, per questo motivo, per richiedere mutui e prestiti devono seguire un iter diverso. Ovviamente la dimensione dell’impresa è molto importante: le aziende più grandi potrebbero avere accesso a percorsi prioritari e contratti realizzati ad hoc, mentre le aziende più piccole potrebbero dover seguire un iter simile a quello degli utenti privati. In ogni caso il rendimento dell’azienda è il fattore che più interessa alle banche: se le entrate, una volta pagate tutte le spese dell’azienda, sono sufficienti a saldare il debito, allora il mutuo sarà concesso. L’iter di “controllo” di tutti i fattori che vi abbiamo velocemente riassunto sarà sicuramente molto lungo.

Giunti a questo punto possiamo ritenere di avervi detto tutto quello che c’è da sapere su contratti di lavoro, stipendi e mutui. Come sempre, ci auguriamo di aver chiarito in modo rapido e non troppo noioso l’argomento. Se per caso dovessero esservi rimaste delle curiosità, vi consigliamo di dare un’occhiata alle altre guide che abbiamo pubblicato qui sul nostro blog. Vi ringraziamo per l’attenzione e per il tempo che ci avete dedicato: a presto!

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